Tumore all’Intestino
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Mio fratello Osvaldo, gestore di una nota discoteca salernitana, nel 1990 è stato protagonista di una vicenda giudiziaria che ha destato molto clamore in Italia. Egli è stato condannato a 16 anni di carcere per omicidio premeditato avendo causato la morte di un suo dipendente sassofonista. Il Pubblico Ministero che ha sostenuto l’accusa in tribunale, per non perdere un processo così importante per la sua carriera, ha fatto risultare che l’azione delittuosa è avvenuta presso la discoteca e non, come in realtà era successo in un’altra provincia (per legge il processo si deve celebrare nella giurisdizione dove sono successi i fatti).
Poi il P.M. ha imputato Osvaldo per omicidio premeditato nonostante mio fratello fosse privo di armi nella colluttazione avuta con il sassofonista, colluttazione che ha causato la sua morte accidentale (qualsiasi persona di buon senso pensa che chi va ad un appuntamento con lo scopo di ammazzare obbligatoriamente porterà con se un’arma). Infine il P.M. senza avere elementi probatori ha imputato me ed i miei genitori per occultamento MORALE di cadavere ma, poi, nella sua arringa finale, al cospetto di prove evidenti di innocenza, egli stesso ha chiesto l’assoluzione mia e dei miei genitori.
Forse è la prima volta che accade che un P.M. prima incolpa una persona e poi lui stesso ne chiede l’assoluzione. Che figura…Per quelle imputazioni io ho rassegnato le dimissioni da: Presidente del Sindacato Italiano Locali da Ballo (SILB) della provincia di Salerno, dirigente nazionale di questo sindacato, vicepresidente della Federazione Italiana Pubblici Esercizi (FIPE) di Salerno e, per ultimo, ho rassegnato le dimissioni anche da membro della Commissione Provinciale di Vigilanza (CPV) di Salerno. Per informazione gli altri membri erano il Questore, il Prefetto, il comandante dei vigili del fuoco, il medico provinciale e il capo del Genio Civile. Una volta assolto nessuno ha chiesto di reintegrarmi nei ruoli che coprivo. Il danno chi me lo rimborsa? Io almeno sono sopravvissuto alla vicenda. Mia madre è morta “di crepacuore” durante il processo. Mio padre è deceduto per infarto 4 anni dopo e mio fratello è morto per un tumore all’intestino quando ancora non aveva finito di scontare la sua pena detentiva.
Ho riportato in breve tutta la storia perché nella stessa vicenda sono compresi due esempi relativi al blocco del chakra ombelicale:
- il conflitto che aveva determinato in mio fratello lo sviluppo del tumore all’intestino;
- la tecnica che ho utilizzato per perdonare la persona che più odiavo al mondo: il suddetto M.
Primo esempio: mio fratello Osvaldo aveva finito di scontare la pena di omicidio ma purtroppo era costretto a rimanere ancora in carcere per un’ulteriore condanna di tre anni per calunnia. Nella motivazioni della sentenza di condanna per omicidio era scritto che Osvaldo era incapace di intendere e di volere solo nella sua prima fase detentiva; eppure mio fratello è stato condannato ad altri tre anni di carcere per calunnia a pubblico ufficiale per dichiarazioni rese nei primi giorni dopo il suo arresto (lo stesso tribunale che asserisce che
in quel periodo egli non ragionava lucidamente ora smentisce se stesso dando valore alle sue dichiarazioni) GIUSTIZIA ASSURDA!
Pagare delle pene ingiuste era stato per mio fratello Osvaldo motivo di grande sofferenza. Il protrarsi della detenzione gli aveva anche creato una situazione economica disastrosa: prima aveva perso la sua discoteca per morosità del fitto mensile, poi il suo gruppo brasiliano formato da 40 ballerine si era disgregato ed ora l’albergo di proprietà era chiuso perché mancavano i soldi per ristrutturarlo. Quando mio fratello si è sentito male è stato trasferito dal carcere in ospedale pubblico. Qui gli hanno diagnosticato un tumore all’intestino in fase molto avanzata con la previsione di massimo tre mesi di vita. Sulla base di questa prognosi infausta Osvaldo è stato dichiarato incompatibile con la vita carceraria e rilasciato in libertà. Sapendo delle sue condizioni di salute gli ho proposto di fare dei trattamenti energetici a casa mia e di fare una particolare alimentazione prima di iniziare i cicli di chemioterapia che erano stati prefissati dopo quindici giorni. Osvaldo ha eseguito tutto ciò che gli proponevo (vedi capitolo “come guarire dal cancro”) e trascorsa una settimana ha dichiarato che in tutta la sua vita non si era mai sentito così bene in salute.
Tutte le persone che lo incontravano vedendolo in una forma fisica perfetta erano convinti che la storia del suo tumore fosse un falso espediente per uscire di galera. Poi, purtroppo, mio fratello ha deciso di fare solo i trattamenti di chemioterapia; come ha iniziato questa cura in breve tempo il suo stato di salute è peggiorato così tanto che riusciva a stento a camminare. Nell’arco di un mese solo due volte è stato a casa mia per prendere il centrifugato energetico che gli preparavo e per trascorrere 30 minuti sotto la piramide. Seppure facevo notare a Osvaldo che dopo essere stato sotto la piramide egli camminava con passi più veloci ed ampi, segnale di un vistoso aumento di energia nelle gambe, non ha voluto continuare con le mie terapie vibrazionali. Durante la sua ultima permanenza a casa mia ho detto a mio fratello di aver identificato quale era il conflitto che causava la sua malattia: la più grande sofferenza che pativa e che gli toglieva lo stimolo a vivere derivava dalla sua impossibilità economica di ristrutturare l’albergo. Non appena ho terminato di pronunciare
queste parole Osvaldo è scoppiato a piangere e, con un filo di voce, ha affermato: «Hai indovinato tutto». Era la prima volta che ho visto mio fratello piangere. L’ho esortato a reagire dicendogli che la sua vita non doveva dipendere dal desiderio di realizzare un grande albergo e gli ho fatto notare che la sua vera passione era curare le piante; infatti quando mio fratello potava gli alberi del giardino dimenticava qualsiasi impegno; inoltre non avvertiva l’esigenza di fumare e di mangiare. Era talmente immerso in questo lavoro che non si accorgeva che trascorreva l’intera giornata nel giardino. Gli ho suggerito di lasciare perdere l’attività di albergatore e di creare un vivaio di piante perché così potesse esprimere il suo vero talento; infine gli ho detto: «Con la passione e la gioia che hai quando pratichi il giardinaggio facendo questo mestiere campi cent’ anni». Se Osvaldo avesse seguito il mio consiglio avrebbe sconfitto la sua malattia, avrebbe avuto successo con la sua nuova attività, avrebbe vissuto sino a tarda età in benessere. Invece egli mi ha risposto: «Mi dispiace, la mia vita è nell’albergo e non ci posso fare niente». Dopo meno di un mese mio fratello è morto; aveva cinquanta anni.
Successivamente, per sopravvivere economicamente, i suoi figli hanno venduto l’albergo di famiglia; se l’avesse fatto lui … ora sarebbe ancora in vita.